Nightwish

Human :||: Nature: track by track di Imperiumi

Imperiumi.net era presente al pre-ascolto di Human Nature e ha scritto un track by track. Eccolo tradotto per voi.

È evidente fin da subito che non è un album che si riesce a processare con un solo ascolto. Non è più ‘’imponente’’ della generica produzione della band, visto che non ‘è orchestrazione, ma solo archi e cori. Ma è qualcosa di grande. Ci sono perfomances vocali nelle melodie che sono difficili da considerare. La primissima, è quella in MUSIC, che sorprassa ogni cosa prodotta dai NW prima d’ora. La voce Floor sembra essere sopra ogni cose e si sente a malapena il coro sotto. Non è la melodia più catchy che abbiano ma prodotto, assolutamente no, ma serve a mettere a tacere una volta per tutti i dubbi sull’uso pieno della voce di Floor. È chiaro che ora tutto il range vocale di Floor è stato sfruttato.

Noise è un’altra storia, è energica, catchy (una delle 4 del disco) e quindi ottima scelta per il singolo. Il tema è quello della schiavitù dalla tecnologia, dai social e dall’egocentrismo che ne consegue

Shoemaker è un altro grande pezzo. Nel finale abbiamo un ottimo esempio di cosa possa fare la voce di Floor: ho avuto i brividi salirmi lungo la schiena come è successo la prima volta che l’ho sentita cantare Ghost Love Score.

Harvest ha delle influenze celtiche, dove è chiaro che Troy si è sbizzarrito con pipe e tin whistles. Non ricorda My Walden o Last of the Wilds, ma siamo su quella lunghezza d’onda. Si tratta di una celebrazione della vita, della natura, la simbiosi uomo-natura,quando questa connessione c’èera ancora. Un altro reminder che c’è un modo fuori della bolla digitale in cui viviamo. Le parti vocali sono principalmente di Troy e credo sia la canzone più catchy di tutto il disco. Le 3 voci dei cantanti raggiungono picchi mai giunti prima.

Pan. Avete mai sentito un blast-beat nei pezzi dei NW? Eccolo qua, fine della canzone.

How’s the Heart, è un’altra canzone accessibile che ci ricorda l’abilità unica dell’empatia umana verso i nostri simili. Dobbiamo prenderci cura del nostro ‘giardino’

Procession: una sorta di marcia funebre, per l’umanità. Semplice ed emozionante come melodia, Floor da il massimo. Una della canzoni più commoventi della band. Le ultime due strofe rivelano la poesia dell’intera canzone e sono scoppiato a piangere. Il mio cuore era pesante, ancora una volta la musica dei NW è riuscita a infilarsi nelle vene, nel cuore dei miei sentimenti, e sto ancora sanguinando. Il mondo ha bisogno di canzoni così. So già che sarà la mia canzone preferita del disco- è un messaggio di fede e transumanesimo se credi nelle infinite risorse dell’uomo. Ma il messaggio di fondo che il tempo sta finendo. C’è una nota pessimistica.

Quando sei ancora scosso dalla canzone precedente, arriva Tribal, una boccata d’aria, ritmica e potente. Il nome la dice tutta, è un pezzo forte, con percussioni ataviche. Mi ricorda l’intro di Weak Fantasy

Finalmente Marko prende il sopravvento con Endlessness, un pezzo quasi doom metal. Le sue vocals qui mi ricordano gli ultimi Tarot, ma considerati i suoi 53 anni, Marko è al top della performance. Una canzone dark, heavy è perfetta per chiudere questo disco che vi darà molto da pensare.

Dopo circa 44 minuti, la musica è finita e il silenzio nella stanza è assordante. Non ci rendiamo conto di cosa abbiamo sentito, è stato un viaggio unico. Siamo lontanissimi dal Peter Pan di Storytime, o dal Tapio di Elvenpath.

Passiamo al secondo disco: HN è difficilmente classificabile come disco metal. Va oltre. Nel 2020 i NW hanno la loro corsia, e possono fare tutto quello che vogliono. Dopo aver usato la pomposità orchestrale, e averla abbandonata, la band rimane comunque organica, grazie alle 3 voci e alle chitarre di Emppu.

Questo disco è un viaggio nei quattro angoli del mondo, la celebrazione della vita che ci rimane e un messaggio ottimistico. Sono ancora emozionalmente scosso da Procession, quando inizio ad assaporare la triste premonizione della fine dell’umanità.

Il disco due costa di una piece strumentale in 8 movimenti, senza cantanto. Tuomas si è lanciato in un reame di musica classica ma in chiave moderna. Pensavo di dover scomodare Sibelius per descrivere questa suite, ma no. Non sarebbe una comparazione corretta.

La suite si apre con un’attrice, Geraldine James che legge una poesia 

“I love not man less but nature more”. 

È una poesia d’amore per la natura, scritta da Tuomas. Ogni movimento è un pezzo musicale quasi a sé stante, tanto che non serve specificare, quando cambiano i movimenti stessi…

Viaggiamo in spazi sonori da Vista, fino a profondi rumoni di THE BLUE, fino ai suoni celtici di MOOR e fino a Quiet as the snow, la prima parte in cui possiamo sentire qualche influenza musicale, diretta o indiretta. Penso di aver sentito un po’ di Einaudi e un po’ di Arnalds.

Anthropocene si rifà alla sesta estinzione di massa. Ritorna Gerarldine: “Every creator, every destroyer…”

Cè un messaggio qui ma tutto il resto non è discernibili per me, sono sopraffatto dalla musica. L’ultimo pezzo, Ad Astra, è maestoso, e finisce col botto. Che sia la fine dell’umanità o del nostro viaggio nelle stelle..?

Potete leggere la recensione completa qui. La recensione è corredata da un’intervista a Floor e Marko, che posteremo tradotta nei prossimi giorni.

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