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Live Report

Dopo TANTI mesi passati ad aspettare la data di ieri, noi fans italiani non siamo stati delusi. Potevamo in realtà aver dubbi, quando i Nightwish in Italia han sempre presentato show al fulmicotone? Chiaramente no e ieri non sono stati da meno. Il sestetto finnolandesannico (con membri finlandesi, olandesi e inglesi, permettetemi il termine) era in grande spolvero e ha aperto lo spettacolo quasi in anticipo, con il perfetto accento british del professor Dawkins: il vero Shudder Before The Beautiful l’hanno provato i fans davanti alla potenza della band e agli spettacoli pirotecnici (un grande ritorno, visto che allo scorso concerto meneghino furono vietati)

Si continua con un pezzo tratto dall’ultima fatica della band (Yours is an empty hope, ancora più esplosiva live) per poi abbassare un po’ i toni con la dolce Ever Dream.

Con Wishmaster si accendono finalmente i maxi schermi dietro ai musicisti: gufi svolazzanti, atomi e un uomo vitruviano fanno da sfondo al classico tratto dall’omonimo disco.

È quindi il momento del nostro Troy, il quale sale sul palco con le sui Uillean pipes urlando ‘Bellissimo!’ e ‘Bravissimi!’: ci invita a tuffarci nella natura incontaminata di Wordworth e Coleridge; ci invita a entrare nel loro (o nostro) Walden.

Di nuovo il momento di rilassarsi un po’: il palco si spegne e rimane solo Marco con una suggestiva lampada a mo’ di faro a cullarci con una bellissima The Islander, presentata qui in maniera un po’ più interattiva del solito visto che tutto l’Unipol ha cantato le strofe della canzone, su invito del bassista.

Torniamo per un attimo all’epoca Endless Forms con il primo singolo Élan, tanto orecchiabile quando di grande effetto live. Ricompare la voce narrante di Dawkins che ci introduce una potentissima Weak Fantasy: qui la fa da padrone Kai dietro alla sua batteria. Impeccabile e degnissimo sostituto di Jukka.

Ma non c’è tempo di prendere fiato, perché la band ci delizia con un altro pezzo dal tiro imponente: Seven Days To The Wolf, seguita da una coinvolgente Storytime e un altro momento in cui Troy e allegri balletti nel parterre (Vi abbiamo visti!!) sono protagonist: I want my tears back. E ‘immediatamente’ sentenzia Marco a fine canzone.

Arriva il momento del pezzo classico che ormai conoscono anche le nostre nonne: Once and for all… Nemo!

Floor ci annuncia un ‘golden oldie’: Stargazers, unico pezzo da Oceanborn presentato. La nostra Olandese Volante ci convince con la sua voce, forse perché ipnotizzati dalle suggestive immagini di stelle e nebulose sugli schermi.

Momento davvero speciale della serata: per tornare a un ritmo più lento la band ci fa una vera e propria sorpresa quando Marco attacca a cantare la bellissima While Your Lips Are Still Red, a cui si unisce Floor sul finale, creando una versione davvero interessante del pezzo.

Sentiamo che la serata sta ormai per giungere al termine ma anche che si sente la mancanza di una di quelle belle suite in cui l’Holopainen dà il meglio di sé. La scelta è in realtà limitata, Song of My Self è stata (sfortunatamente) depennata da mesi, The Poet and The Pendulum rimane il sogno di tanti ma che viene proposto di rado, The Greatest Show on Earth è ormai chiusura tassativa del tour. Cosa resta… sì proprio lei, quella che è diventata Ghost Love Floor da quanto la Jansen se l’è cucita addosso e la presenta in maniera ottimale. Notevoli anche gli scenari e i gli spettacoli pirotecnici.

Ma la seratanon può non (quasi) concludersi con l’emblematica Last Ride of the Day, anche se tanto Last non è: abbiamo ancora un lungo viaggio davanti a noi, un viaggio di nome The Greatest Show on earth. Il pezzo viene proposto nella sua mastodontica interezza, con virtuosissimi picchi vocali di Floor e il massimo coinvolgimento del pubblico sul ritornello liberatorio ‘WE WERE HERE’.

L’ultima parte del pezzo, narrata da Dawkins, viene sfruttata dalla band per raccogliere i meritatissimi applausi da parte di tutta l’arena in delirio mentre i coriandoli lasciati cadere a pioggia ondeggiano ancora sulle prime file.

In conclusione non possiamo che sottolineare quanto non traspaia dalla descrizione track-by-track: il sestetto è affiatatissimo e sa tenere il palco in maniera ottimale. Tutti i musicisti danno il meglio di sé e presentano uno show davvero impeccabile. Floor Jansen ha dimostrato di essere una cantante estremamente dotata e versatile e Marco si è confermato la voce maschile perfetta per il contesto.

Come se non bastasse una band dall’impatto sonoro così forte, i fans sono stati deliziati dalle bellissime scenografie e dai suggestivi giochi pirotecnici.

Un concerto davvero imperdibile che dà agli spettatori tante emozioni. Se proprio si volesse trovare una pecca, e visto che sono una megera che si lamenta di tutto la voglio trovare, la scaletta poteva essere gestita meglio: si sente la forte mancanza di due pezzi di Endless Forms che avrebbero fatto la differenza, e parliamo chiaramente di Alpenglow e la title-track. Insomma, si chiama Endless Forms Most Beautiful Tour in supporto al disco Endless Forms Most Beautiful, perché non fate il pezzo che si chiama Endless Forms Most Beautiful?? E non sarebbe stato meglio un pezzo un po’ più particolare al posto della sciapa Nemo? (scusate ma proprio rispetto ad altri pezzi non riesco a pensare che ne avremmo benissimo potuto fare a meno). E perché lasciare fuori The Poet and The Pendulum, una canzone a dir poco perfetta che Floor ha imparato a fare in maniera emozionante e impeccabile? Perché siete degli insensibili,ecco perché. Ve l’ho chiesta nel backstage mostrandovi un mio pendulum-tattoo ma niente. Vabbé vi amo lo stesso. Con uno show così perfetto mi sarei accontentata persino di Edema Ruh live. E se lo dico io vuol dire che lo show è stato davvero il Greatest on earth

Testo: Lenny- Nightwishers