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Londra, 05/11/2012

Il  racconto di ANNALISA:

Sono circa le 15 quando arrivo davanti alla O2 Academy a Brixton. Noto con stupore che in fila ci sono pochi ragazzi, non più di venti e subito mi sorge spontaneo il paragone con la data italiana di Aprile: alla stessa ora c’era già una nutrita schiera di fans, alcuni in coda da ore.
Fa troppo freddo quindi decido di rifugiarmi in un bar per tornare un paio d’ore più tardi. La fortuna mi sorride due volte: la coda non è aumentata ma, soprattutto, incrocio Ewo fuori dal backstage, intento a fumare. Purtroppo il timore di rivolgermi a tale colosso ha la meglio sul desiderio di poter conoscere la band e così addio alla forse unica possibilità di riuscire ad incontrarli.

Ma non c’è tempo per l’autocommiserazione. Le aspettative sono tante. Da quando è avvenuta la separazione da Anette il pensiero di questa nuova, seppur temporanea, formazione ha accompagnato il conto alla rovescia in attesa di questa serata.
Le porte vengono aperte puntuali alle 19 e la folla inizia a riversarsi all’interno del teatro. Unica nota negativa: qualcuno avrebbe dovuto avvertire quelli dell’Academy che siamo in novembre e che l’aria condizionata a livelli da glaciazione non è stata una buona soluzione dato che ha costretto i più a cappotto, cappello e guanti.

Niente panico però, a scaldare l’atmosfera ci hanno pensato loro!

Dopo una prima mezz’ora dedicata ai Pain, appare chiaro (in particolare agli svedesi) che il pubblico è li per altro. Gli animi sono in fermento già durante la preparazione del palco quando l’unico finlandese che si vede in giro è Tero ma basta attendere poco perché compaiano anche gli altri. Ed infatti…

Qualche minuto dopo le nove iniziano a diffondersi le note dell’intro e tanto basta a far esplodere i fans. Come prima canzone non può che esserci lei, Storytime nella quale, ahimè, Floor non eccelle. Segue una Dark Chest of Wonders un po’ sottotono che iniziava già a farmi dubitare della mia follia londinese. Neanche mi avessero sentito attaccano con I Wish I Had an Angel che fuga ogni mio dubbio e conferma le capacità vocali della bella olandesina (che proprio “ina” non è!).

I ragazzi sono lanciatissimi e per la prima metà del concerto Tuomas in particolare, che nel frattempo ritrova le canne d’organo per schermare le tastiere, cattura la mia piena attenzione perché, oltre alla solita carica (e alla solita bottiglia di vino) ha una sorta di allegria e scherzosità che mai avevo notato durante i concerti. Un conto è Emppu che saltella per il palco, un conto è Herra Ocean Soul.

But the show must go on e allora avanti con altre canzoni dell’«Era Olzon». Floor appare ora più a suo agio con le vocalità da cui sono connotate è sfodera una Scaretale da lasciare a bocca aperta.

Non solo headbanging però, c’è spazio anche per atmosfere più rilassate.
Dopo una convincente Slow Love Slow è giunto anche per Troy il momento di salire sul palco. The Islander è sempre emozionante, con il pubblico partecipe grazie alle “diavolerie tecnologiche” che Marco invita ad usare per creare un suggestivo cielo stellato. Ma il bello arriva con Nemo. Personalmente non ho mai apprezzato la versione acustica di questa canzone convinta che una melodia così bella non potesse andare sprecata in questo modo. Seconda piacevole sorpresa della serata. La voce di Floor è incredibilmente morbida e riesce a far sua anche quella dolcezza caratteristica della voce di Anette. Anche Tuomas deve pensarla allo stesso modo perché lascia la sua postazione per andare ad abbracciarla in segno di gratitudine.

Ma il troppo stroppia, si sa e allora di nuovo spazio alla carica, questa volta tutta al maschile, di Last of The Wilds. E poco importa che si tratti di bacchette, spazzole o cajon, si può star certi che Jukka non sbaglierà un colpo.

Sempre scandagliando il suo animo Tuomas attacca con le note di Ever Dream, una garanzia di successo. Del resto con un testo così è difficile sbagliare.
Ancora sognante mi stavo chiedendo se mai avrei avuto la possibilità di ascoltare live almeno una volta Ghost Love Score…. Beh, detto fatto! I ragazzi stasera mi leggono nel pensiero e l’emozione del pubblico per questa meraviglia ritrovata, a cui Floor ha saputo aggiungere straordinarie sfumature, è palpabile.

Il piacere di suonare insieme non può non notarsi, i sorrisi si sprecano e il buonumore è contagioso.
Sono ormai due ore di pura adrenalina, ma sembrano passati solo pochi minuti ed è per questo che l’annuncio dell’ultima canzone solleva un coro di NOOOO! carico di disappunto. Però, purtroppo, lo show ad un certo punto deve anche concludersi ed allora è bene che lo faccia in bellezza, con una canzone cantata a pieni polmoni ed il pubblico in piedi ad applaudire, anche quando l’outro ormai sta sfumando e i Nightwish hanno già lasciato il palco.

Annalisa

SETLIST

Intro: Roll Tide (Hans Zimmer)
1. Storytime
2. Dark Chest of Wonders
3. Wish I Had an Angel
4. Amaranth
5. Scaretale
6. Slow, Love, Slow
7. I Want My Tears Back (with Troy Donockley)
8. The Islander (with Troy Donockley)
9. Nemo (with Troy Donockley)
10. Last of the Wilds (with Troy Donockley)
11. Planet Hell
12. Ghost River
13. Ever Dream
14. Over the Hills and Far Away (with Troy Donockley)
15. Ghost Love Score
16. Last Ride of the Day
Outro: Imaginaerum