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Marco

Recensione: Pyre of the Black Heart- Marko

Recensione e traduzione a cura di Mattia per Nightwishers.
English version below.

Quando parliamo di un periodo di hiatus di una band, non significa che i membri del gruppo stiano con le mani in mano. Una band come i Nightwish, sempre pieni di idee e progetti, non sono da meno, anzi.

Terminato il Decades World Tour, alcuni dei ragazzi hanno intrapreso almeno un progetto parallelo. Tuomas e Troy, insieme a Johanna Kurkela, hanno fondato Auri, Floor si è dedicata alla televisione con Beste Zangers, ottenendo grandi consensi nella sua patria natale, permettendole di organizzare il suo primo tour solista.

Tuttavia ciò che ha destato l’interesse dei fan è stato sicuramente Marco, che ha esordito come solista dopo più di 30 anni di carriera.

Il curriculum del nostro bassista e vocalist preferito è molto vasto: Tarot, Nightwish e collaborazioni con Delain, Northern Kings, Raskasta Joulua, Ayreon e molti altri sono solo alcune delle stelle nel firmamento hietalico.

Adesso però basta. È giunto il momento che sia Marco ad essere il Sole. La prima cosa da fare è sbarazzarsi di quella C nel nome. Bisogna essere fedeli a se stessi, pertanto il vocalist si presenta al pubblico con il suo nome di battesimo: Marko Hietala. Nasce così Mustan Sydämen Rovio, 10 brani inediti completamente in lingua finlandese, anticipati dal singolo Isäni Ääni. L’album vede la luce a maggio 2019 tramite la casa discografica Savonian Rooster.

Il disco ottiene ottimi consensi e Marc… scusate, MARKO e la sua band si dedicano ad un piccolo tour in Finlandia.

Foto: Daniel Passarelli per Nightwishers

Ma è proprio alla fine di questo tour che arriva la svolta: dal 2020 l’album sarà disponibile anche in versione inglese, sotto il titolo di Pyre Of The Black Heart.

È proprio di questa versione di cui vorrei parlare in modo più approfondito.

L’album si presenta come lo specchio della versione finlandese. Nessun cambiamento a livello sonoro, solo la lingua, che rende tutto molto più immediato e di ben più facile comprensione.

Non si tratta assolutamente di un concetto da sottovalutare: tradurre un album richiede una serie di operazioni con lo scopo di replicare le stesse sensazioni e le stesse immagini possibilmente con le stesse parole rispettando comunque metrica, tempo e ritmo. Senza contare il fatto che finlandese e inglese non fanno nemmeno parte dello stesso ceppo linguistico. Un lavoro non da poco, eppure Marko c’è riuscito.

Ciò che però rende speciale questo album non è solo il discorso linguistico. Parliamo di un lavoro solista in cui un artista ormai maturo e affermato riversa i suoi pensieri, le sue riflessioni e i suoi sentimenti.

La voce di Marko fa da padrona: si erge in modo imponente, è la struttura attorno a cui l’album è costruito e che sostiene le canzoni, creando un unico filo conduttore, capace di passare dai toni morbidi e leggeri di The Voice Of My Father a più potenti, quasi rabbiosi, di Stones a quelli più allegri di Runner Of The Railways.

Per quanto riguarda il genere, i fan dei Nightwish non rimarranno delusi. Non è esattamente il symphonic metal stile Holopainen a cui siamo abituati, ma troviamo comunque cenni orchestrali e delle linee di archi che conferiscono ai brani un tocco di familiarità. Le chitarre veloci, tastiere, sintetizzatori e batteria potente sono elementi imprescindibili in questo album donando solennità e quasi regalità ai singoli pezzi.

Si sente davvero che questo è stato un lavoro svolto con il cuore (forse è da qui che nasce l’ardore a cui si riferisce il titolo?), la passione e i sentimenti di Marko sono inequivocabili in ogni pezzo. Se dovessi scegliere il mio preferito direi senza dubbio Runner Of The Runways, per la sua allegria e per la musica che rimanda a brani come Élan e I Want My Tears Back, senza però risultarne una copia, mantenendo la propria unicità.

L’intimità che Marko ha voluto condividere con Pyre Of The Black Heart è stato un regalo molto apprezzato dal pubblico. È previsto anche un tour europeo, che purtroppo non toccherà il nostro Paese (con dispiacere nostro e di Marko stesso), ma siamo sicuri che sarà un successo. Tirando le somme, l’album è sicuramente un lavoro svolto minuziosamente, con una produzione eccellente e una consapevolezza musicale che traspare già dalla copertina. Possiamo dire che Marko è riuscito nel suo intento: confermarsi come artista individuale, senza le limitazioni di una band, dando sfogo alla sua vena compositiva, regalandoci un album capace di emozionare ed esseri fieri del nostro “vichingo” preferito