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Intervista,  Tuomas

Intervista a Tuomas a cura della Roadrunner.

Una lunga intervista a Tuomas è stata rilasciata dalla Roadrunner, circa la composizione di Imaginaerum e il tour.

Eccola tradotta per voi. Grazie a Mattia per avermi aiutato, sempre un prezioso aiutante u_u

I Nightwish, finlandesi titani del symphonic metal, hanno appena realizzato il loro settimo album di studio negli USA, Imaginaerum. È stata davvero una fatica epica, un concept album che racconta la storia di un compositore anziano, perduto tra i ricordi della sua gioventù. A parte ciò, che potrebbe essere un po’ deprimente, è da intendersi “esaltante, quasi… ottimista”, dice il leader Tuomas Holopainen. Ci racconta in esclusiva, parlando della scrittura e del processo di registrazione, i piani della band per un live davverò speciale a Los Angeles il 21 gennaio, e molto più.

Quando stavi scrivendo il nuovo album, c’è stata una particolare canzone per che ha messo insieme e coeso il tutto nella tua testa?
Non proprio, ad essere onesti. Ho iniziato a creare le canzoni, e fin dall’inizio ho voluto fare un album più esaltate e ottimista e in qualche modo tutte le canzoni pià o meno finivano per c’entrare con l’immaginazione o i ricordi, quidi è stata una coincidenza che tutto è diventato un album a tema. Ma non riesco a rimarcare una canzone particolare che mi ha dato la direzione per il nuovo album.

– Ti è mai successo che, mentre stai scrivendo delle canzoni e raggiungi il punto dove tutto si incastra insieme, allora dici “Ok, questo è il tipo di album che faremo”?
Sono un fermo sostenitore del flusso della mente, e non voglio mai pensare troppo in anticipo a come dovrebbe suonare l’album. All’interno della band, per esempio, non diciamo mai “Facciamo un album più heavy”, “Facciamo un album acustico”, niente di tutto ciò. È più un “lascia che la tua mente voli e lascia che le canzoni vengano fuori” e dopo che hai tipo 15 canzoni pronte, puoi iniziare a pensare “Ok, com’è questo sound e come lo svolgiamo?”.

– Quando componi un album, epico come questo o più tradizionale, ci sono canzoni che sai non verranno suonate live, anche mentre quando le registrate?
È un’altra cosa a cui non pensiamo troppo in anticipo. Semplicemente cerchiamo di far sì che le canzoni suonino il meglio possibile, sia quando siamo nella sala prove, sia in studio e quando l’album è pronto, è solo dopo ciò che iniziamo a pensare a come portarle live. Fondamentalmente, abbiamo provato tutte le canzoni del nuovo album, quindi potremmo suonarle tutte, se volessimo.

– Quanta musica viene dagli altri membri della band? Loro sanno suonare cose che tu non sai suonare, quindi tu indichi loro dove inserirsi, tipo “Metti un assolo di chitarra qui”?
Assolutamente. So veramente poco circa la chitarra, non so assolutamente niente sulla batteria o sul basso e decisamente non so cantare, quindi sì, questi ragazzi e questa ragazza portano molto alla band. Ma io cerco di finire al meglio che posso le canzoni da solo. Lavoro duro con loro per mesi e mesi e quando non ho più niente da dare alle canzoni, ecco che le introduco agli altri membri e iniziamo a vestire la bimba, così diciamo.

Anette sembra che si sia divertita molto a cantare questo materiale. Le parti vocali sono state veloci e facili?
È divertente che tu menzioni a ciò, perché per me uno dei più grandi cambiamenti su quest’album, rispetto al precedente, è proprio sulla performance vocale di Anette, perché ora suona molto più rilassata, differente e semplice. E questo è stata la parte più dura, vista che forse per la prima volta si è sentita confidente nell’essere nella band. Ora potrà davvero essere se stessa – conosce i ragazzi del gruppo, conosce il ragazzo dietro al mixatore, quindi si era davvero rilassata. E anche quando abbiamo fatto il demo per l’album, è venuta in Finlandia e le abbiamo detto: “Sai, questa è la linea guida, cantaci su, qui ci sono le parole, questa è la melodia” e c’era un’atmosfera così rilassata che quasi l’album poteva finire così. Credo che il 40-50% delle parti vocali di Anette (Olzon) e Marco (Hietala) è stato composto dalla sessione demo, un anno e

mezzo fa.

Ci sono un sacco di sound differenti nell’album, come il pezzo Jazz “Slow, Love, Slow,” e altri che sorprenderanno il pubblico.
Come ti sei avvicinato a questi ritmi e questi stili durante il processo di scrittura?
Beh, il modo in cui scrivo le canzoni è sempre lo stesso, prima scrivo la traccia della storia. Non faccio mai canzoni basate sull’improvvisazione, non so se intendi.
C’è sempre una storia, un’idea o una visione dietro, della serie “Bene, voglio fare una canzone su questa cosa, qual’è il modo migliore di dare vita a questa storia?”
Avevo avuto una visione di un vecchio jazz club americano, negli anni trenta, immerso nel fumo. E qualcosa di strano succedeva.
Ho avuto questa visione e ho pensato a come dargli forma.
E dato che si trattava di un jazz club, doveva avere uno stile jazz.
Quindi mi è venuto in mente che amo il jazz da sempre, ma non lo so suonare, così come gli altri membri della band.
E’stata questa la sfida.
Volevamo sfidarci e sfidare lo stesso ascoltatore, come in ogni album. E SLS è l’esempio di sfidare l’ascoltatore in Imaginaerum.

Sul piano pratico, qual’è il rapporto che avete con Pip Williams, il curatore delle orchestrazioni?
Vi siete seduti assieme al pc e avete organizzato il tutto? Come funziona la cosa?
E’ stato un duro lavoro per circa 4 mesi. Pip ha preso un permesso, insegna in un università ed è stato assente a lungo per concentrarsi su questo lavoro
E’ successo che abbiamo fatto il demo, gliel’abbiamo mandato e ci siamo sentiti al telefono tutti i giorni nei quattro mesi: parlavamo di nuove idee del tipo “Che ne dici del riff così??” o “E se usassi il clarinetto in questo modo?”
“Per Scaretale ho una idea tutta nuova per quella parte…”
Ci siamo mandati i file via mail, i demo e i vari programmi. In genere dicevo “Oh si è roba buona, ma se l’accordo fosse diverso?”
E’ stata una stretta collaborazione per mesi, via telefono e mail.
E’ una sfida incorporare queste orchestrazioni e gli elementi sinfonici essendo comunque una rock band?
Sai è una di quelle cose che ti salta in mente quando ascolti il cd. L’uso dei cori e dell’orchestra è dominante ma è proprio così che volevamo l’album.
Non è nemmeno rock, è qualcosa di metal ma Hollywoodiano, decorato con chitarre distorte. Circa.
Ma lo volevamo proprio così, ripeto.
Forse la prossima volta faremo un album senza orchestra, o acustico.
Ma per dare vita alle storie di Imaginaerum ci serviva questo suond.

Il 21 gennaio farete un concerto a LosAngeles.
Suonerete tutto l’album? Cosa state organizzando?
Abbiamo appena finito le prove di tre giorni, tre ore fa circa.
Abbiamo provato anche i costumi per lo show qua a Helsinki.
No, non faremo tutto il cd dall’inizio alla fine, non mi è piaciuta questa idea, ne per noi, ne per nessuna altra band.
Non mi piace per varie ragioni. Quindi faremo un mix di vecchie e  nuove canzoni, ma un 50% dello show sarà su Imaginaerum, e l’altro su cose più vecchie.

Quindi è questo quello che volete fare con il tour? Presentare il più ‘possibile del nuovo materiale?
Certo, si chiama Imaginaerum World Tour, ergo vogliamo canzoni nuove.
Sono canzoni mai fatte live prima e vogliamo farle. Dobbiamo promuovere l’album ed è naturale dare enfasi ad esso. Ma di certo non dimentichiamo il vecchio catalogo.

 

© Questa intervista è stata tradotta per il blog Nightwishers, ogni riproduzione senza i dovuti credits è vietata. Grazie.